Noi Partito democratico sardo, riuniti ieri a Oristano, crediamo fortemente, in vista delle prossime elezioni politiche, all’opportunità di un’intesa con gli attuali Alleati del governo regionale. Noi, Partito democratico della Sardegna, lavoreremo fino alla fine perché il fronte progressista e sovranista sardo affronti la sfida elettorale del prossimo 4 marzo nella stessa metà campo.
Per la Sardegna e con il Partito democratico nazionale.
La consapevolezza circa il valore aggiunto di una coalizione larga e plurale caratterizza questa fase del nostro agire politico, insieme a una rinnovata coesione interna che ci porta tutti, a prescindere dalla sensibilità che rappresentiamo, a convergere su un corale e convinto sforzo collettivo per conto e in nome della nostra Comunità politica.
La discussione iniziata ieri e che continuerà nei prossimi giorni coinvolgendo tutti i livelli del Partito, evidenzia l’assunzione di responsabilità da parte di una classe dirigente che, ancora prima che ai destini personali, tiene alla forza e alle prospettive della Comunità stessa. Perchè dal ruolo del Partito democratico e del Campo progressista dipenderà il futuro stesso della nostra Regione e del Paese intero. La ripresa economica, la riduzione della pressione fiscale, la necessità di non interrompere il cammino delle riforme, grazie alle quali abbiamo conquistato un nuovo protagonismo europeo e internazionale, ci richiamano a mettere in campo le migliori energie per portare avanti la nostra visione di Paese.
Questo è il Partito democratico che chiederà fiducia ai Sardi. Noi non siamo una sommatoria di correnti. Bensi un grande Partito che si articola in sensibilità e storie che vanno nella stessa direzione. Che in campagna elettorale condurranno la medesima battaglia politica. Contro una demagogia dilagante, le cui parole d’ordine rievocano periodi storici che pensavamo di avere archiviato definitivamente. Che mette in campo proposte senza futuro, talvolta vere e proprie falsità.
Che si nutre però, e questo è il tema, del malessere di donne e uomini in carne e ossa e della loro sfiducia nei confronti della politica e delle istituzioni. Ma Noi non possiamo limitarci a evidenziare questa deriva, dobbiamo invece raggiungere tutti i Sardi, tutte le Comunità, con molta attenzione per quelle più piccole e per le periferie, e raccontarci. Per quanto abbiamo fatto in questi anni.
La nostra è stata una delle legislature più produttive della storia repubblicana, abbiamo riaperto il cantiere dei diritti, fermo agli anni ’80. Con Noi il Paese sta uscendo dalla crisi più lunga e drammatica. Il percorso è ancora lungo, ma dobbiamo raccontare, bene e con pazienza, il grande lavoro che abbiamo fatto. E dobbiamo ascoltare. Le istanze che arrivano dalle persone e dai luoghi più distanti. Dalle istituzioni, dalla politica tradizionale, dai centri di decisione, dalle garanzie e dalle prerogative.
Coloro che si sentono tagliati fuori, perchè effettivamente lo sono, talvolta perchè è una percezione avvertita come vera, tendono a disertare le urne ovvero a votare contro. Non importa per chi e per quale progetto collettivo. L’importante è votare contro tutto ciò che è percepto come sistema.
Noi dobbiamo dedicarci con umiltà e determinazione a questa fetta di popolazione, che probabilmente determinerà l’esito elettorale del prossimo 4 marzo.
Anche per questo tenere in piedi il perimetro di alleanze e alleati che regge la Giunta regionale è fondamentale. Solo un’offerta politica plurale può essere competitiva rispetto a un corpo elettorale frammentato, mosso solo in parte da senso di appartenenza. Serve tenere insieme le sfumature. Ovviamente intorno a un progetto comune. Non potremo pensare di essere credibili mettendo insieme cose inconciliabili e in conflitto. E a questo proposito vorrei spendermi, anche io, come ieri hanno fatto i democratici intervenuti a Oristano, in una riflessione.
Noi, Progressisti e Sovranisti, governiamo la Regione e la città di Cagliari, oltre che diversi altri Comuni sardi. Partiamo da qui.
Non stiamo inventando nulla di nuovo. Come in Regione, a Cagliari città, si conferma in modo netto la ovvietà del percorso comune con le forze a sinistra del Partito democratico e la possibilità di governare con il Partito dei Sardi. A Cagliari sperimentiamo poi l’alleanza con i Sardisti e con un importante pezzo di Centro. Per cui il percorso intrapreso dal segretario regionale Pd Giuseppe Luigi Cucca, sulla base di delega della direzione regionale, teso a rirpoporre quell’alleanza anche per le politiche, è meritorio oltre che rispondere a una logica chiara e già esplicitata attraverso altre esperienze istituzionali.
Il Rosatellum, legge elettorale con cui andremo a votare il prossimo 4 marzo, pone al centro della scena politica la coalizione. Archiviato il sistema maggioritario ( che per me rimane il migliore dei sistemi per garantire oltre a rappresentatività, governabilità e stabilità, ma oramai, o almeno per ora è capitolo chiuso), siamo innanzi a un sistema di regole che stabilisce una forte e positiva relazione fra capacità di aggregazione politica e possibilità di governare. E rispetto a questa tecnicalità non possiamo che essere conseguenti.
Ma il senso di quest’alleanza, che auspico si possa formalizzare al più presto, è principalmente politico.
Noi Partito democratico sardo, aggiungerei noi Campo progressista sardo, siamo partito e coalizione autonomista e mai abbiamo rinunciato a quella tensione ideale ereditata dalle forze politiche e dalle esperienze che nel Pd e nel più ampio Campo progressista, sono confluite. La Sinistra federalista sarda per citare l’esperienza politica che sento più mia, le esperienze di governo regionale costruite sempre intorno all’idea di portare a compimento quell’aspirazione all’autodeterminaizone del popolo sardo, attraverso la totale attuazione ed esplicazione della nostra autonomia speciale. Le elaborazioni politiche passate e mai abbandonate in questi anni ci collocano fra i partiti autonomisti e federalisti. E quando le battaglie politiche, in nome dell’autonomia, sono state vinte, penso a quella storica sulle entrate, ma penso anche agli ultimi importanti risultati conseguiti in materia di servitù militari e di maggiori risorse per la continuità territoriale, per i trasporti e per le infrastrutture, noi eravamo ( come lo siamo oggi) sempre in prima linea e al Governo. In Sardegna come a Roma.
Il nostro essere forza autonomista e federalista nel contesto costituzionale, ci porta naturalmente a ragionare con le forze sovraniste.
Il nostro essere foza autonomista e insieme europeista, fortemente e sempre ispirata dall’originaria e ancora non realizzata intuizione e ambizione dell’Europa dei popoli e delle regioni, che condanna ogni forma di razzismo e di prevaricazione in nome dell’identità, non puà che accomunare le nostre prospettive con quelle sovraniste.
Da canto loro le forze sovraniste ragionano con Noi consapevoli che il nostro approccio autonomista, federalista ed europeista si coniuga perfettamente con il caposaldo repubbicano della unità nazionale. La Sardegna è un’autonomia speciale della Repubblica italiana. La Sardegna è una regione europea.
Ecco io credo che le idealità, l’obiettivo comune di continuare a lavorare per raggiungere una effettiva perequazione infrastrutturale, le prospettive che ci uniscono siano più forti e utili per i Sardi e la Sardegna, rispetto alle differenze che pure ci sono e che vanno rispettate e preservate. Senza che nessuna delle parti imponga o provi a prevaricare.
Se la discussione di queste ore verrà condotta con questo approccio e badando ai contenuti di un piattaforma comune, contenuti in parte già definiti visto il lavoro che insieme abbiamo fatto in questi anni, credo l’alleanza fra i Progressisti e i Sovranisti sia obiettivo alla nostra portata. E definita la piattaforma comune sarà ancora più facile attribuire compiti, ruoli e posti a ciascuno di Noi.
Le politiche del prossimo 4 marzo sono una sfida troppo importante per tutti Noi. La Sardegna, come è successo altre volte nella storia repubblicana, può rappresentare un laboratorio, una buona prassi che, senza rincorrere facili e inutili entusiasmi, può concorrere a determinare le condizioni per una vittoria del Centro-Sinistra alle prossime politiche. Questa è la dimensione della sfida. Teniamolo presente. Tutti Noi. Partito democratico. Campo progressista. Sovranisti.
Con questo spirito dobbiamo pensare anche alle regionali del 2019. Senza pregiudizi nei confronti di nessuna forza politica dell’ampio campo del Centro-Sinistra-Sovranisti, con molta attenzione verso alcune forze di centro che in questa legislatura regionale sono all’opposizione, con cui possiamo costruire canali di relazione e dialogo. E con l’impegno a utilizzare le primarie come strumento di selezione dei candidati alle cariche di governo.
#Avanti.
Romina Mura _ Deputata Partito Democratico