Oggi ho incontrato i lavoratori di Sider Alloys, presso i cancelli dello stabilimento. A Portovesme.
Sono oramai spazientiti e diffidenti. Con tutti. Anche con me e con Noi. Come non capirli.
È da molto più di un decennio che combattono per il lavoro e lo sviluppo.
E oggi vivono, meglio sopravvivono, con meno di 500 Euro al mese visto che la loro mobilità in deroga si riduce a ogni proroga. E le proroghe sono state troppe.
Ora, tutte le condizioni per partire dovrebbero essersi realizzate. Me lo hanno confermato anche i responsabili dell’azienda con cui ho interloquito stamattina. Accordo sul prezzo dell’energia in particolare.
Eppure ancora gli impianti sono fermi, a oggi non c’è una data di ripartenza e i lavoratori non ne possono più.
Dobbiamo dare loro certezze e annunciare condizioni chiare. Attraverso la condivisione di un piano industriale e occupazionale senza ombre.
Si. Dico dobbiamo. Come ho ribadito ai lavoratori non sono andata lì per giustificare me o il Governo. Non sono andata lì a fare passerella.
Sono andata lì per dire che noi ci siamo.
Ancora una volta.
Per chiedere all‘azienda segnali univoci.
Per chiedere al Governo che vigili sul fattore tempo e pretenda che siano rispettati i patti.
Per confermare che siamo impegnati nella riforma del sistema degli ammortizzatori perché è inaccettabile, con il rispetto di tutti, che i lavoratori in mobilità, che chiedono solo una cosa, quella di tornare ai loro posti di lavoro, ricevano una indennità inferiore a € 780. Entità simbolo del reddito di cittadinanza.