Sono antifascista e con questo valore faccio politica e continuerò a farla. La battaglia partigiana è la mia, la nostra, storia. Da lì nasce la nostra democrazia. Non abbassare la testa innanzi al neofascismo che avanza diventa, allora, un imperativo. La mia generazione, forse, non aveva messo in conto di dover ribadire di essere profondamente e continuamente antifascista.
Noi che a scuola facevamo educazione civica. Noi che abbiamo avuto la fortuna di essere piccoli, ma poi non così tanto, quando al Quirinale viveva “un partigiano come Presidente”. Sembrava scontato e acquisito una volta per tutte. E invece oggi siamo a Como, a rappresentarci. La Piazza antifascista. Chi fisicamente. Chi, come me, idealmente e con il cuore.
Siamo a Como. Uniti dietro la medesima bandiera. Quella antifascista.
Consapevoli di chi siano i veri avversari di questa stagione. Coloro che con azioni esplicite, il Presidente Usa Trump, ovvero con silenzi e ammiccamenti vari, la Lega e i 5 Stelle, strizzano l’occhio, a puri fini elettorali, a un neofascismo che riprende forma e si appropria di spazi popolari, che credevamo definitivamente immuni.
Attenzione. Spazi popolari che la causa antifascista sembravano averla sposata. Che in un’altra stagione avrebbero scelto come riferimento: la Sinistra, il Sindacato, la Chiesa. In Italia e in Europa. Che oggi, invece, sollevano lo scudo dell’intolleranza e il rifiuto delle differenze. Perché? A causa della crisi economica, sarebbe la risposta più facile e immediata. Ma c’è di più, molto di più. E’ secondo me un problema principalmente culturale e di formazione.
Internet e i social nuovi spazi di democrazia.
Ci sono poi Internet e i social. Questi formidabili canali di informazione e partecipazione. Mi verrebbe da aggiungere e di democrazia. A me che ritengo di avere sufficienti capacità di critica e analisi. Come tanti.
Ma se affidi, una macchia potente e veloce, a chi non ha la patente, il rischio è che vada a sbattere. Così se innanzi a milioni di informazioni, pensieri veri e falsi, non hai il cassetto degli attrezzi per verificare le fonti e approfondire le questioni, sei portato a credere che i profughi che arrivano in Italia, percepiscono 35 Euro al giorno e dormono in alberghi di lusso.
Che Laura Bordini vuole distruggere tutte le opere d’arte del Ventennio. Che i vaccini e la scienza in generale arrecano danno alla salute. E che Romina Mura e i suoi colleghi Parlamentari sardi, hanno votato contro la bonifica dei siti inquinati.
Che essere antifascista significa favorire l’immigrazione clandestina. E allora il rancore si ingrossa. E per passare dal rancore alle varie espressioni di neofascismo, di cui abbiamo visto e sentito, ultimamente, troppe volte, in mancanza di anticorpi, ci vuole davvero poco.
Il rancore che diventa pensiero politico.
E’ da qualche anno che il rancore si trasforma in pensiero politico. Ricordo qualche anno fa, quando nel mio Comune, a Sadali, denominammo una piazza Bella Ciao. Reazione smisurata su web we social. Venni attaccata e appellata in tutti i modi. L’espressione più gentile fu “cerebrolesa”.
E in molte altre occasioni, mi è capitato di riscontrare, in alcuni atteggiamenti, la maggiorate da parte dei giovanissimi, un’insofferenza ripetuta verso concetti e parole che per me erano sono parte del patrimonio antifascista e quindi, non soltanto della mia parte politica, ma del Paese intero.
Non a caso ho parlato di problema culturale e formativo.
Credo infatti che accanto ai vuoi politici che pure ci sono stati e ci sono, accanto alla crisi economica che amplia le distanza e riduce le opportunità, moltiplicando quindi l’odio sociale, ci sia stata a parte dagli anni ’90 una carenza di formazione civica dei nostri ragazzi.
Aldo Moro nel 1958 introdusse l’educazione civica nella scuola pubblica.
Aldo Moro, che nel 1958 introdusse l’educazione civica nella scuola pubblica, chiedeva “di trovare senza indugio un adeguato posto nel quadro didattico della scuola, al fine di rendere consapevole la nuova generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacri retaggi del popolo italiano”.
Credo che dal momento in cui l’educazione civica non ha più avuto una funzione chiara e strategica nei programmi scolastici, diventando una opzione legata alla sensibilità dell’insegnate, milioni di ragazzi sono stati privati di molti di quei “sacri retaggi del popolo italiano”.
Fra questi spesso la trasmissione di quella cultura antifascista. Così sposare il pensiero fascista, con tutta la disumanità e le storture di cui era ed è intriso, è diventata una possibilità come tutte le altre. Per questo motivo, nel corso della legislatura, ho presentato una proposta di legge per reintrodurre l’insegnamento obbligatorio dell’educazione civica nelle scuole.
Rafforzare gli strumenti educativi e combattere le fake news.
Ecco ritengo che nei prossimi mesi, dovremo ancora scendere in piazza per gridare forte i nostri valori antifascisti. Ma dovremo ancora di più rafforzare gli strumenti educativi per formare cittadini consapevoli, come chiedeva Aldo Moro.
Occorre poi monitorare gli eccessi della Rete. Le cosiddette fake news. Non può sfuggire che un sempre maggior numero di nostri connazionali assumono una decisione, si fanno un’idea, un opinione anche, e a volte solo, attraverso la Rete medesima.
Internet più accessibile ma regole chiare per i gestori dei social
Quindi internet sempre più accessibile e diffusa, ma regole chiare per i gestori dei social che di fronte a notizie palesemente false o addirittura illecite, devono intervenire obbligatoriamente.
Altro che, come hanno detto Salvini e Di Maio, “la manifestazione di Como non serviva e perciò non ci siamo andati”, il lavoro da fare è tanto e complesso. C’è in gioco la democrazia e la libertà di scelta. Di tutti noi. Dei più giovani in particolare.
Questo è il fiore del partigiano..
Intanto oggi ripetiamo tutti insieme e memorizziamo che “questo è il fiore del partigiano morto per la libertà”.
La nostra libertà. Preziosa e mai scontata.
Romina Mura _ Deputata Partito Democratico