Condono edilizio a Ischia.
Sono trascorsi due mesi e mezzo, tre il prossimo 14 Novembre, dal crollo del Ponte Morandi a Genova e stiamo ancora definendo gli interventi per dare risposta ai cittadini e alle imprese. Alla Comunità genovese e ligure.
Dopo il lavoro delle Commissioni Ambiente e Trasporti, scorsa settimana abbiamo iniziato discussione in Aula. Era ed è assente il ‘padre’ del provvedimento, Danilo Toninelli. Colui che ha scritto questa perla giuridica con il cuore e, aggiungo io, coi piedi.
Roba da non credere.
Una discussione così importante su un atto legislativo che deve ridare la speranza a una terra offesa e devastata dal crollo del Ponte, e Lui, uomo di punta del Governo Penta-leghista, non c’è.
Misure disorganiche e insufficienti per Genova. Poche risorse per rimettere in piedi le attività produttive e per sostenere i lavoratori.
Relativamente al sostegno economico dei lavoratori abbiamo proposto, come Gruppo Pd della Commissione lavoro, l’ampliamento delle misure. Sia in termini di soggetti beneficiari, sia in termini di durata. 24 mesi di sostegno al reddito da estendere anche ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti che hanno dovuto sospendere la propria attività.
Emendamento bocciato.
Rimane il sostegno per soli 12 mesi, differenziato a seconda delle categorie di lavoratori e limitato a un perimetro, secondo noi, ridotto rispetto alle esigenze e ai danni.
Complessivamente le risorse sono scarse, gli strumenti individuati precari e insufficiente appare il coinvolgimento degli attori territoriali. Gli amministratori locali, le associazioni sindacali e più in generale quelle di categoria. Rimane un utilizzo spregiudicato dell’istituto della deroga, nonostante il testo sia stato migliorato, grazie a Noi e agli altri gruppi di opposizione, durante il passaggio nelle Commissioni.
Ma c’è un aspetto che lascia senza parole.
Parliamo di Decreto Genova. Ma in realtà gli articoli dedicati alla ricostruzione della città ligure rappresentano solo una parte del testo. Che infatti sarebbe stato più onesto chiamare ‘Decreto del condono a 5 stelle’.
Esattamente così. Come potremo chiamare altrimenti la scelta di sanare in modo totale 28 mila abitazioni abusive a Ischia. I proprietari potranno ricostruire a prescindere dalla sismicità e dalla fragilità della porzione di territorio interessata.
E lo faranno con risorse pubbliche.
Tutti noi contribuenti pagheremo questo condono edilizio tombale. Ai sensi della legge 47 del 1985. Fra tutte la più permissiva e a maglie larghe.
Perfino Salvini ha avuto da ridire. Ma Luigi Di Maio aveva assunto un impegno elettorale. E vuole mantenerlo. A tutti i costi.
Per la Sardegna, la Calabria e la Sicilia, per i tanti danni causati dal maltempo di ottobre, le risorse non ci sono. Abbiamo provato, all’indomani del crollo del Ponte di Santa Lucia a Capoterra, a proporre di destinarne di specifiche per gestire l’emergenza e i risarcimenti agli agricoltori. Ma niente da fare.
La priorità è il condono edilizio tombale a Ischia.
Quelli che si sono riempiti la bocca di onestà e legalità.
Retrocedono come se niente fosse. Infischiandosene della necessità di riqualificare e bonificare il territorio, di correggerne le fragilità che ogni anno ingoiano storie e vite umane.
Quelli che dovevano fare la rivoluzione.
Stanno spingendo il paese verso un vicolo cieco.
Che vergogna.