Domani e dopo (12 e 13 Dicembre), in occasione del Consiglio europeo, i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno importanti questioni, in particolare: la strategia a lungo termine dell’UE in materia di cambiamenti climatici; il bilancio a lungo termine dell’UE (Quadro finanziario pluriennale – QFP 2021-2027); l’Unione economica e monetaria. Attraverso la risoluzione di maggioranza approvata stamattina, abbiamo definito la linea politica che il Governo Italiano dovrà seguire rispetto alla trattazione dei temi succitati.
Nell’attuale scenario economico condizionato da incertezze e rischi, principalmente dovuti ai conflitti commerciali, alle crescenti tensioni geopolitiche, alla necessità di rafforzare il settore manifatturiero. Impatta su questo percorso anche il rischio di una ‘Brexit’ disordinata, l’Italia, assieme alle Istituzioni europee e agli Stati membri, ribadisce che occorre affrontare la situazione con iniziative che mettano al centro del dibattito la crescita e il conseguimento di più elevati livelli di protezione sociale dei cittadini.
Pensiamo a riguardo che l’Italia debba essere protagonista nella realizzazione della Conferenza sul futuro dell’Europa, che sia aperta alla partecipazione di tutti i principali attori che vivono il progetto europeo. Primo fra tutti i Parlamenti nazionali. Il nostro Paese deve lavorare affinché le riforme dell’Unione economica e monetaria siano inserite in una più generale revisione della governance economica europea e dei suoi obiettivi, che miri alla crescita sostenibile ed inclusiva dell’area euro e dell’Ue nel suo complesso e che sostenga l’economia, consentendo livelli adeguati di investimenti e di spesa sociale.
Relativamente al Meccanismo Europeo di Stabilità.
La revisione del MES, il Fondo Salva Stati che Salvini ha trasformato in nuovo strumento di propaganda, raccontando menzogne e spargendo, ancora una volta, veleno e conflitti inutili, rappresenta un importante elemento nel percorso di costruzione dell’Unione economica e monetaria insieme allo Strumento di bilancio per la convergenza e la competitività (BICC) e all’Unione bancaria. La revisione del trattato che istituisce il MES, i cui primi negoziati si sono svolti in occasione del Vertice dell’Eurogruppo del 12 marzo 2018, è una modifica che si inscrive nel progetto di completamento dell’Unione economica e monetaria in corso dal 2015 e che comprende anche il BICC e l’Unione bancaria con il pilastro dello Schema comune di assicurazione dei depositi (European Deposit Insurance Scheme, EDIS).
Come Partito Democratico, insieme agli altri gruppi politici di maggioranza, riteniamo, e in tal senso impegniamo il Governo, che debba essere mantenuta la logica di pacchetto (MES, BICC, Unione bancaria) alla quale accompagnare ogni tappa mirata ad assicurare l’equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell’Unione economica e monetaria, approfondendo i punti critici, che ancora permangono. In particolare, chiediamo che vengano esclusi interventi di carattere restrittivo sulla detenzione di titoli sovrani da parte di banche ed istituti finanziari e che sia sempre effettuata la ponderazione dei rischi dei titoli di stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale.
Chiediamo poi che, nelle prossime tappe del negoziato sull’Unione bancaria, sia proposta dal nostro Governo l’introduzione dello schema di assicurazione comune dei depositi (EDIS), di un titolo obbligazionario europeo sicuro (cosiddetto common safe asset – ad esempio eurobond) e di una maggiore ponderazione di rischio delle attività di livello 2 e livello 3 (strumenti maggiormente illiquidi), che sia legata al loro grado di concentrazione sul totale degli attivi del singolo istituto di credito.
E per eliminare qualsiasi ambiguità e strumentalità, stabiliamo che sia escluso qualsiasi meccanismo che implichi una ristrutturazione automatica del debito pubblico e che il Parlamento sia coinvolto in tutti i passaggi del negoziato sul futuro dell’unione economica e monetaria e sulla conclusione della riforma del MES e, a maggior ragione, laddove venga avanzata la richiesta di attivazione del Meccanismo europeo di stabilità con una procedura chiara di coordinamento e di approvazione.
Relativamente alla Questione dei cambiamenti climatici.
Durante la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – COP25 a Madrid, gli Stati membri europei insieme alla Commissione europea hanno fermamente ribadito ai partner internazionali che l’azione climatica è una priorità. L’Unione Europea intende, in tal senso, porsi alla guida della ‘transizione verde’.
In questo contesto, la Commissione europea propone un “Green Deal” europeo nel quale definire le politiche europee per una crescita sostenibile in vista del raggiungimento dell’obiettivo della neutralità climatica al 2050. L’Italia è da sempre in prima linea nella lotta al cambiamento climatico, conformemente all’Accordo di Parigi del Dicembre 2015 e al quadro europeo attualmente in vigore. In questo senso va anche il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima con il quale il nostro Paese ha già raggiunto importanti obiettivi UE.
L’Italia sostiene che questo livello di ambizione dovrà svilupparsi di pari passo con le principali dimensioni del progetto europeo: quello della coesione territoriale e della stabilità sociale. La dimensione sociale dovrà essere elemento integrante della ‘transizione verde’, affinché il tessuto sociale possa trarre il giusto beneficio dalle politiche di transizione verso l’obiettivo della neutralità climatica al 2050, in termini di: creazione di nuovi posti di lavoro; creazione di nuove abilità; giusta distribuzione dei benefici per la nostra società e la coesione territoriale; migliori condizioni in termini di ‘qualità di vita’.
Come Partito Democratico, M5S, Italia Viva, LEU, sulla base della Legge 234/2012 che prevede la partecipazione del Parlamento al processo decisionale dell’Unione Europea e le procedure di informazione da parte del Governo alle Camere, impegniamo il nostro Governo a promuovere, nell’interesse dell’Italia e degli altri Stati membri, riforme concrete da realizzare nel quadro dell’azione europea per il clima che garantiscano una crescita economica sostenibile e socialmente inclusiva. A sostenere una strategia a lungo termine in materia di cambiamenti climatici in grado di mantenere alta l’ambizione e l’efficacia dell’azione per conseguire gli obiettivi ambientali anche attraverso lo scorporo mirato dei relativi investimenti pubblici dalle regole del Patto di Stabilità e Crescita.
A tutelare il sistema produttivo italiano e a gestire la transizione industriale rimuovendo le situazioni di dumping sociale e fiscale e promuovendo il “level playing field” del mercato interno con investimenti europei adeguati alla sfida. A intervenire con incisive misure compensative compatibili con il quadro di regole OMC sulle importazioni da mercati extra-UE caratterizzati da minori standard sociali ed ambientali.
Relativamente al Bilancio UE.
Attualmente, il bilancio a lungo termine dell’UE, per 28 Stati membri, è equivalente all’1,03% delle entrate lorde di tutti gli Stati membri dell’UE, compreso il Fondo europeo di sviluppo. Tuttavia, secondo l’ultima Comunicazione della Commissione, rimuovendo dal bilancio il Regno Unito, il bilancio attuale arriva all’1,16% del Reddito Nazionale Lordo dell’UE 27. È ancora in corso un confronto serrato su quale debba essere il giusto punto di caduta compromesso in merito al livello di finanziamento delle varie rubriche del bilancio (QFP) 2021-2027 dell’Unione.
L’attuale ipotesi di compromesso della presidenza finlandese prevede una riduzione di tutte le rubriche di spesa, eccetto la politica agricola. Alcuni settori cui l’Italia è particolarmente interessata come lo Spazio, la Difesa, il Digitale vengono indeboliti.
Pertanto, come gruppi politici di maggioranza, impegniamo il Governo affinché la discussione al Consiglio europeo di dicembre possa segnare un significativo passo avanti nel negoziato sul Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, avvicinandoci al compromesso finale, per evitare ritardi che potrebbero avere gravi ricadute sulla programmazione e l’efficiente impiego delle risorse per la coesione sociale e territoriale.
Mentre Noi, siamo impegnati in questo percorso complesso e piuttosto faticoso, mentre il nostro Governo torna a essere credibile e affidabile in Europa e nel contesto internazionale, la Lega, attraverso suoi autorevoli esponenti, ripropone la folle e sciagurata opzione di uscita dall’Europa.
Romina Mura _ Deputata Partito Democratico