Il Governo approva il mio ordine del giorno con cui chiedo che, a valere su prossimi provvedimenti, siano approvate misure volte a riconoscere riduzioni e formule di valorizzazione della maternità e dei carichi di cura e familiari a fini previdenziali.
Certo rimane il rammarico che la scelta di costruire pari opportunità di anticipazione pensionistica per le donne, non sia stata effettuata con il Decretone. Un’occasione mancata con la consapevolezza che le donne e i loro diritti non sono priorità per il Governo del cambiamento.
Ribadisco, dopo averlo fatto in occasione dei miei interventi in Commissione e poi in Aula (riportati sul mio sito e su mio canale YouTube), che per quanto riguarda le misure volte a favorire una riduzione dei requisiti per l’accesso al trattamento pensionistico, la soluzione della cosiddetta quota 100 non rappresenta opportunità per tante categorie di lavoratori.
Emblematico il caso delle lavoratrici che, come noto, hanno carriere lavorative discontinue, una bassa percentuale di partecipazione al lavoro e sono penalizzate da una forte disparità nella retribuzione e nella carriera.
Ancora una volta, a dispetto delle promesse elettorali, non solo non si “cancella le riforma Fornero”, ma, attraverso Quota 100 e nuova versione Opzione donna, non si è trovata alcuna modalità per ripristinare un minimo di equità di genere nel trattamento previdenziale.
Né tantomeno si è provveduto a riconoscere il valore sociale della maternità e del carico delle attività di cura che ancora, e in modo strutturale, gravano principalmente sulle donne.
È del tutto evidente che le legittime aspettative delle lavoratrici non siano appagate dalla sola proroga al 31 dicembre 2018 della cosiddetta “opzione donna” (potranno aderirvi le donne che hanno maturato i requisiti anagrafici e di anzianità contributiva al 31.12.2018), stante la transitorietà di tale misura, le forti limitazioni della platea di donne che potranno aderirvi e, soprattutto, stante la penalizzazione economica che ne discende sui trattamenti pensionistici.
Pertanto, partendo da quanto previsto dal mio Odg e dall’ impegno del Governo di correggere la sua condotta, attraverso prossimi provvedimenti, continueremo nei prossimi mesi a lavorare affinché si rafforzino le politiche di conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro e si costruiscano condizioni affinché le giovani donne non siano più costrette a scegliere fra maternità e lavoro.
Perché le prerogative, l’autodeterminazione e i diritti delle donne non possono essere considerati un ‘fardello’ da restringere al fine di risolvere alcune questioni dirimenti per il futuro del Paese.
Credo che valga il ragionamento contrario.
Solo nel momento in cui si arriverà a una effettiva parità di trattamento fra donne e uomini, saremo in grado di competere, quanto a democrazia e performance economiche e sociali.
Mi rivolgo a tutti quelli che, in queste settimane, hanno osservato che la questione della bassa natalità che caratterizza, oramai da anni e sempre di più, le dinamiche demografiche del nostro Paese, si possa risolvere attraverso il medioevale ‘reddito di maternità’ ovvero incentivando le donne, come suggeriscono quelli della Lega, a riappropriarsi della loro ‘funzione naturale’ a ‘fare figli’ e del loro ‘ruolo infungibile’ a procreare.
Romina Mura _ Deputata Partito Democratico