Il Reddito di Cittadinanza penalizza Italiani all’Estero.
La bocciatura da parte di M5S e Lega degli emendamenti presentati dal Pd per sanare le storture del reddito di cittadinanza rappresentano un evidente paradosso.
Il criterio dei due anni continuativi di residenza in Italia negli ultimi dieci, misura voluta per tagliare fuori dalla platea gli stranieri, finisce di fatto per penalizzare i nostri stessi connazionali che rientrano in Italia da un periodo di permanenza all’estero. Un tetto che, tra l’altro, cadrà al primo ricorso.
Una discriminazione che si estende anche ai cittadini italiani iscritti all’Aire.
Si sbatte la porta in faccia ai nostri connazionali che essendosi trasferiti all’Estero, per scelta o per forza, volessero rientrare in Italia e reinserirsi nel nostro mercato del lavoro.
Non potranno farlo.
Votano in Italia. Possono candidarsi a rappresentare l’Italia in tutte le Istituzioni nazionali ed europee, ma non possono beneficiare del Reddito di cittadinanza per inserirsi nel mercato del lavoro del loro Paese.
Si rinuncia così a un patrimonio di competenze ed energie, i nostri giovani connazionali all’Estero, che potrebbero fare solo bene alla nostra economia e alle nostre prospettive.
Com’era la motivazione per cui si sono posti, fra i requisiti d’accesso al Reddito di cittadinanza, i 10 anni di residenza di cui gli ultimi 2 continuativi.
Prima gli Italiani? Diceva Totò: ‘Ma mi faccia il piacere’.
Romina Mura _ Deputata Partito Democratico